Sempre molte più aziende, anche di caratura mondiale, stanno adottando il modello “zero meeting”. Andiamo a scoprire insieme in cosa consiste e come cambia il mondo del lavoro.
Tutto è partito da Shopify, azienda canadese che sviluppa e commercializza l’omonima piattaforma di e-commerce, il sistema di punto vendita Shopify POS e strumenti di marketing dedicati alle imprese. La compagnia infatti è da un anno che vieta riunioni o meeting di lavoro composte da più di due persone. Inoltre ha raccomandato ai propri dipendenti di uscire da tutte le chat di gruppo riguardanti la propria professione.
Ma perché tutto questo? A spiegarne i motivi è stato Tobi Lutke, cofondatore di Shopify: i lunghi meeting con centinaia di persone rubano solo tempo che potrebbe essere altrimenti produttivo e stressa ingentemente i dipendenti. Moltissime aziende, sulla scia di Shopify, stanno adottando questo modello “zero meeting”.
Modello “zero meeting”: ecco come cambia il mondo del lavoro
Anche Meta, l’azienda di Mark Zuckenberg, la quale controlla Facebook, Instagram e Whatsapp ha deciso di tagliare tutte le riunioni. Le ultime stime sul caso infatti riportano che si spendano circa 18 ore settimanali a parlare con colleghi e dirigenti. A loro volta i dipendenti credono fortemente che tutto ciò sia profondamente inutile.
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Secondo le stime, le riunioni non urgenti farebbero perdere 100 milioni di dollari all’anno alle grandi aziende. E quando dai meeting emerge poca organizzazione o la poca utilità dello stesso momento di incontro, anche l’impegno e la fiducia dei dipendenti nei propri superiori viene meno. Il risultato? Sempre più lavoratori, sottoposti al costante stress del confronto, si licenziano.
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Altre ricerche scientifiche mostrano poi che i meeting non fanno sempre bene ai rapporti tra colleghi. In assenza di momenti di confronto decisi dall’alto, infatti, nascono collaborazioni e rapporti stretti in maniera autonoma ed elettiva all’interno dell’azienda, creando legami che facilitano il lavoro di tutti e migliorano l’umore generale. E quindi la propensione a fare bene il proprio lavoro. Infine c’è il fattore ritmi: ognuno ha i suoi e molte persone tendono ad essere meno produttive la mattina, momento in cui principalmente si raggruppano le riunioni.