Andiamo a vedere cos’è la cosiddetta “autonomia differenziata” del nuovo Governo che non ha riscontrato apprezzamenti ovunque
Si sa bene, fin dall‘Unità di Italia del 1861, che il divario tra Nord e Sud, nei secoli a seguire è aumentato a dismisura. Con il precedente Regno delle Due Sicilie, il Meridione poteva vantare ricchezze e benessere, ma con l’azione di Garibaldi e dei Mille, con gli anni a seguire la situazione si ribaltò. È storia, e nulla può cancellare gli episodi ed i fatti.
Nei anni delle due guerre mondiali, gli emigrati dal sud verso il nord, sono stati milioni, dovuti proprio per l’impoverirsi del meridione. I vari partiti politici poi, creatisi in seguito, come la Lega Nord, voleva addirittura una rescissione con il resto d’Italia. Meno male che questa idea, da qualche anno è scemata. Ma ci sono ancora regioni a statuto speciale, che hanno diverse leggi rispetto alle altre.
Il ministro degli affari regionali Calderoli, convinto leghista, ha presentato la nuova legge sull’autonomia differenziata delle regioni. Ma cos’è l’autonomia differenziata? Non è altro che il riconoscimento di una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato.
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Calderoli considera “questo giorno storico” valuta infatti questa riforma come una nuova autonomia di una parte di regioni italiane. Tra gli argomenti principali rientrano della trattenuta del gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive. Oppure di argomenti in ambito sanitario e scolastico. Ma come era facile prevedere non tutti sono d’accordo, soprattutto i presidenti delle regioni del Sud.
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Tra i principali oppositori di questa proposta di Calderoli, c’è il presidente della regione Campania De Luca, che critica, dichiarando il rischio dell’aumento di divario tra nord e sud: “Non si si sfugge alla sensazione che questo rilancio dell’autonomia differenziata in modo così affrettato e ideologizzato risponda a esigenze politiche di partito e a scadenze elettorali a breve. Non consentiremo lo smantellamento della sanità pubblica e della scuola pubblica statale. Non consentiremo, in nessuna forma, la spaccatura dell’Italia.”
Anche esperti di sociologia ed economia, non sono totalmente d’accordo, con l’idea di Calderoli, che la Meloni ha subito preso in considerazione. È subito uscita questa nuova definizione “la secessione dei ricchi”, in quanto garantirebbe maggiori finanziamenti al nord.
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