Nessun accordo per i lavoratori del settore domestico: rincari del 9,2%. I sindacati non accettano la proposta che è stata fatta dalla Fidaldo.
Nelle ultime ore si è tenuto l’incontro tra i sindacati e i rappresentanti della Fidaldo per mettersi d’accordo sugli incrementi salariali di coloro i quali lavorano nel settore domestico: stiamo parlando dunque di babysitter, badanti e colf.
La Fidaldo è la Federazione Italiana dei Datori di Lavoro Domestico: nasce nel 1996 e lo scopo è quello di difendere gli interessi delle famiglie che hanno necessità di affidarsi in maniera quotidiana a personale esterno alla casa per la gestione di familiari e figli.
Come si accennava in precedenza non c’è stata la possibilità di accordo tra la società italiana e i sindacati (Filma – Cgil, Fisascat-Cils, Uiltucs e Federlcolf) i quali non hanno voluto accettare la proposta suggerita. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa succederà nella prossimo futuro.
Lavoratori settore domestico: nessun accordo per colf, badanti e baby sitter
Secondo quanto previsto dalla legge, ossia dall’articolo 38 del contratto nazionale per ciò che concerne i salari minimi è previsto un adeguamento alla costo della vita. Le associazioni di datori di lavoro avevano suggerito uno scaglionamento degli aumenti in modo tale da non gravare in maniera importante sulle famiglie.
Ad intervenire è una rappresentante dei sindacati il quale sostiene che il tentativo c’è stato ma purtroppo la proposta da loro portata avanti per consentire alle famiglie di gestire al meglio la situazione non è stata decisamente accettata. Al contrario quello che è emerso è stato un rilancio da parte dei diretti interessati.
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Secondo il vicepresidente di Fidaldo, Andrea Zini, questa situazione prospetta uno scenario ben peggiore. Stiamo parlando infatti del cosiddetto lavoro a nero. Però chi sostiene si tratti di un allarmismo eccessivo e prematuro. Gli aumenti del costo della vita, dovuti all’inflazione, infatti sono stati in vero problema per le famiglie.
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Secondo i calcoli portati avanti la retribuzione minima potrebbe passare da 1.026,34 a 1.120,76 euro. Si tratterebbe dunque di oltre 94 € in più al mese.