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Lo sfogo di una supplente: “Nessuna chiamata dalle scuole”

Andiamo a vedere nei dettagli la lettera di una giovane supplente che è ancora alla ricerca di un impiego

L’amarezza della supplente-(Foto Adobe-larciere.it)

Bisogna ammettere che in Italia, avere un lavoro fisso e a tempo indeterminato è quasi impossibile. Soprattutto se si ha un titolo di studio ben più importante. È un paradosso, chi è laureato, deve andare via, o aspettare fin troppo tempo. 

Perché l’Italia, non garantisce lavoro a docenti, supplenti o insegnanti che aspettano solamente di essere inseriti in istituti scolastici? Il precariato nel nostro paese raggiunge grandi cifre e la Naspi e i bonus non possono essere un’eterna garanzia economica per tutta la vita. Inoltre bisogna fare i conti con una condizione socio-economica via via più difficile tra stipendi in ritardi e bollette da pagare.

La lettera della supplente

Lettera della supplente in cerca di lavoro-(Foto Adobe-larciere.it)

C’è uno sfogo, drammatico, di una supplente, da anni alla ricerca di un “piazzamento” lavorativo in una scuola, che le possa garantire un reddito. L’amarezza che si legge nelle sua parole, fa capire anche i problemi lavorativi in Italia. Nel nostro paese si calcolano cifre intorno alle 200 mila supplenze annuali, stipulate anche quest’anno, un bel po’ in questa nuova generazione.

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Ecco alcune parole della docente: “Durante gli studi e dopo, ho fatto la cameriera, la barista, la portalettere, la commessa, la banconista…Il mio sogno però è stato sempre l’insegnamento e nel 2019 finalmente ho cominciato a svolgere supplenze nella città in cui ho sempre sognato di vivere, Roma. Per quattro anni sono andata avanti, svolgendo un secondo lavoro part-time che mi garantiva un tetto sopra la testa e una vita dignitosa”.

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C’è anche da apprezzare, per i sacrifici della donna, costretta ad effettuare lavori, non consoni al suo livello: “Ho dormito poco, mangiato male e faticato molto, ma stare in classe mi ha ripagata di tutti gli sforzi fatti fino a quel momento e di cui ho fatto tesoro. A settembre 2022, però, non sono stata più chiamata a scuola e nel frattempo ho perso anche il secondo lavoro. Non mi resta che fare la valigia e tornare in Abruzzo da mamma e papà, a 35 anni”.

La lettera inoltre, continua con in evidenza, parole di sconforto e pessimismo per il futuro della giovane supplente, che non crede più nei suoi progetti, di certo non per colpa sua: “Sto perdendo la fiducia in me stessa e sento di aver sbagliato tutto”

“È difficile svegliarsi la mattina e guardare la vita con ottimismo e ormai sento di aver sbagliato tutto e di non avere più tempo per cambiare rotta. Spero di riuscire a trovare un lavoro che almeno mi restituisca la dignità che ho perduto”.

L’amarezza che si legge in queste parole, coinvolge milioni di persone che in Italia, meriterebbero molto di più.

Cesare Attico

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