I vescovi italiani, hanno richiesto ufficialmente ai genitori degli studenti, di seguire le ore di religione nelle classi. Cosa hanno detto
Come ben sappiamo la Repubblica Italiana è ufficialmente un paese laico, aconfessionale, priva quindi di una religione ufficiale. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono indipendenti e sovrani, all’interno del proprio ordinamento. Ciò significa che gli studenti delle scuole, non sono costretti forzatamente a seguire le lezioni di religione all’interno delle classi.
Secondo delle statistiche, è al Sud, che le lezioni di religione sono maggiormente seguite. Infatti, le percentuali dicono che il 96,64% del totale; al centro si sono avvalsi dell’Irc l’84,33% e al nord il 78,44%. Al Meridione quindi, c’è ancora un po’ più di passione verso la religione cattolica, che interessa ancora gli studenti, forse anche grazie ai consigli dei genitori.
Ogni domenica, il Papa Francesco, attraverso la messa ufficiale che tiene in Vaticano, fa sempre un riferimento alla grave guerra che tra un mese, compie un anno tra Ucraina e Russia. Attraverso la preghiera dei fedeli chiede ufficialmente la fine degli scontri, per la pace nel mondo. Ma i due paesi, ascolteranno tutto ciò?
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I Vescovi italiani, quindi hanno ufficialmente richiesto ai genitori degli studenti di seguire di più le lezioni di religione che si tengono nelle scuole. Ecco cosa scrive la Presidenza del Cei: “Si tratta di una scelta importante he vi permette di partecipare alla costruzione del percorso educativo offerto dalla scuola. E infatti uno spazio di libertà e di responsabilità quello che avete davanti, un modo per sentire ancora più vostro il cammino di crescita umana e culturale che state compiendo o accompagnando.”
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Ma gli studenti, seguiranno i consigli dei propri genitori? O deve essere formalmente una volontà istintiva? Il messaggio del Cei continua così: “Alla presenza e alla qualificazione di tale insegnamento, infatti, partecipano lo Stato, nei suoi organismi centrali e territoriali, la Chiesa, le singole scuole, con gli insegnanti e i dirigenti, le famiglie e gli alunni stessi, mediante scelte consapevoli”.
“Si tratta di un patto, per il bene dei ragazzi e dei giovani e, di conseguenza, della società intera. Un patto che non li vede solo destinatari ma coinvolti in prima persona. Scegliere è un verbo che esprime maturità e interesse. E un verbo essenziale per progredire nel cammino della vita”.
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