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Smart Working, cosa cambia dal 1° Gennaio: ciò che devi sapere

Forse è l’unica nota positiva che ha trascinato con sé il Covid 19. Lo Smart Working infatti è un sistema lavorativo apprezzato da molti che però ha già cambiato faccia a partire dal 1° Gennaio. Scopriamo insieme cosa sta succedendo.

Smart working (foto da Canva – larciere.it)

Lo smart working è una modalità professionale che consiste nel lavorare al proprio PC standosene tranquillamente tra le mura di casa. Esso però ha creato due scuole di pensiero distintamente separate: c’è infatti chi lo apprezza poiché non deve stare ore nel traffico o poiché può svegliarsi un po’ dopo il mattino. Al contrario c’è chi lo disprezza in quanto adora entrare a contatto con i colleghi, con i clienti o con qualsiasi altro soggetto.

Dal 1° Gennaio però siamo effettivamente usciti dall’emergenza Covid 19, stando a quanto dice il governo tanto che siamo tornati alla legislazioni pre-pandemiche. Dunque, cosa cambia nel mondo del lavoro? Entriamo nel dettaglio dell’argomento e andiamo a scoprire tutto ciò che bisogna sapere a riguardo.

Smart Working, cosa cambia dal 1° Gennaio: ciò che devi sapere

Lavoro da casa (foto da Canva – larciere.it)

Dal 1° Gennaio la Legge prevede un accordo individuale tra lavoratore ed impresa. Ciò sta a significare che ogni dipendente dovrà mettersi d’accorso con l’azienda per capire se dovrà tornare necessariamente a lavoro fisicamente, se potrà continuare tramite smart working oppure se la professione avverrà in modalità mista. Nelle grandi imprese però potrebbero essere decise linee guida generali: a quel punto starà al singolo soggetto chiedere un’intesa singola.

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Anche i genitori di ragazzi sotto i 14 anni sono stati colpiti da questo annullamento del lavoro da remoto. Si sperava che con il Decreto Mille Proroghe anche tale sistema rimanesse invariato eppure non è andata così. L’unica eccezione per cui resta in vita lo smart working è per i lavoratori fragili, ovvero quella categoria di mestieranti che sono affetti da gravi forme di disabilità, gli immunodepressi ed i pazienti oncologici.

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Sembra dunque che il lavoro da remoto, chiamato ultimamente anche con i termini “lavoro agile”, stiamo scomparendo piano piano. È un bene o un male? Ad ognuno le proprie considerazioni.

Mario Rossi

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