Da Gennaio discoteche e night potranno utilizzare i voucher lavoro: questo è quanto emerso da un emendamento inserito all’interno della Legge di Bilancio 2023. Andiamo a scoprire più a fondo i dettagli.
Partiamo dal principio: cos’è un voucher lavoro? Si tratta di un sistema di pagamento relativo a prestazioni di lavoro occasionali che non possono superare un reddito all’interno di un anno solare di 7000 euro netti (conseguentemente di 9333 euro lordi). I buoni lavoro presentano diversi vantaggi: al lavoratore ad esempio non precludono la possibilità di indennizzo alla disoccupazione, non vanno riportati nella dichiarazione dei redditi e offrono una copertura previdenziale seppur minima.
D’altro canto i datori di lavoro possono stare tranquilli con la legge in quanto è tutto a norma. Ovviamente ci sono anche degli svantaggi: infatti con i buoni lavoro aumenta di gran lunga la precarizzazione poiché diminuiscono i contratti stipulati tra impresario e dipendente. Un emendamento nella nuova Legge di Bilancio però renderà possibile a partire da Gennaio 2023 alle discoteche ed ai night di pagare i propri collaboratori tramite tale metodo di pagamento.
Discoteche e night, da Gennaio via libera ai voucher lavoro
Ma effettivamente come funzionano questi voucher lavoro? L’importo per tali buoni nel 2023 sarà pari a 10 euro lordi all’ora ovvero 7,50 euro netti. Quelli relativi a discoteche, sale da ballo night o strutture affini spetteranno a studenti, percettori di prestazioni integrative, inoccupati e i titolari di indennità di disoccupazione oppure lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti in Italia che ovviamente presteranno servizio all’interno di tale luoghi.
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Inoltre ricordiamo che vi sarà l’impossibilità per ogni struttura di pagare con buoni lavoro più di 10 persone a tempo indeterminato. In passato, si ricorda, il limite era fissato a 5 lavoratori (a 8 per specifiche categorie). Questa scelta (riferiscono i promotori dell’iniziativa) è legata al fatto che anche questo settore si trova in difficoltà per via dall’assenza di lavoratori disponibili, oltre ad essere soggetto a incrementi di lavoro giornaliero difficile da prevedere in una programmazione annuale.
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Dal punto di vista governativo risulta come uno stimolo maggiore per invogliare i giovani a lavorare ma dall’opposizione giunge la polemica: “È solo un modo per aumentare il precariato“.