La cura degli animali domestici implica cure e spese non da poco. Potrebbe arrivare un bonus. A chi è destinato
Avere un animale domestico in casa non è solamente coccole e compagnia. Come qualunque essere vivente, comprese le piante, a cui si debbano prestare delle cure, averlo in casa implica spese ed anche rinunce. Si prenda il caso dei centinaia di cani e gatti che vengono abbandonati ogni anno a ridosso dell’estate. Probabilmente i padroni non erano disposti a mettere in discussione pìle proprie vacanze per il benessere dell’animale domestico. E anche se molti non lo sanno, l’abbandono o il maltrattamento degli animali domestici implica sanzioni amministrative ed anche penali.
Anche se nella maggior parte dei casi non viene applicato. Chi adotta un animale domestico prendendosene tutta la responsabilità sa che non è da poco. Specialmente quando l’animale entra in un’età in cui necessita maggiori cure. Dunque non solo cibo ad hoc, ma anche spese veterinarie.
Maria Vittoria Brambilla, che oltre ad essere parlamentare e presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza ha fondato il Movimento animalista, si è fin dall’inizio distinta per la sensibilità verso la cura e la tutela degli animali domestici e la lotta al randagismo. Di norma, già da decenni si possono ottennere sgravi fiscali per le spese effettuate per gli animali domestici. Solo che anche queste hanno un minimo annuale, e si riferiscono esclusivamente alle spese sanitarie, dunque per medicine e veterinario.
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La Brambilla ha lanciato l’idea di un bonus 150 euro una tantum per chi ha animali domestici iscritti all’anagrafe. Per un massimo di 3 animali, dunque di 450 euro. Se essa verrà confermata, si potrà accedere solo con ISEE inferiore a 15.000 euro. Mentre la proposta vorrebbe che il bonus fosse raddoppiato per gli ISEE inferiori a 7.000 euro.
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Tra le proposte che potrebbero essere accolte o meno, la Brambilla parla anche di una riduzione dell’IVA sulle cure veterinarie ed anche sul cibo per animali domestici. In effetti anche esso ha subito i rincari di tutto il settore alimentare, diventando decisamente proibitivo per molte famiglie italiane.
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